General Fisheries Commission for the Mediterranean - GFCM

Nuove misure per la salvaguardia delle risorse marine del mare Adriatico

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La protezione di una piccola frazione del mare innesca effetti a catena nelle aree circostanti. Dopo un primo esperimento riuscito nell’ area denominata  fossa di  Jabuka/Pomo, i paesi che affacciano sulle sponde del Mediterraneo hanno deciso collaborare al fine di istituire varie aree di restrizione della pesca (Fisheries restricted areas – FRA) nel Mediterraneo.

Una FRA è un'area in cui alcune attività di pesca specifiche sono vietate o limitate al fine di migliorare la conservazione degli stock, habitat ed ecosistemi. La FRA Fossa di Pomo è stata la prima istituita in Adriatico e che prevede un piano di monitoraggio scientifico. I risultati preliminari di tale istituzione sono   sono stati apprezzati sia dalla  comunità scientifica che dai pescatori.

Amministrazioni nazionali, scienziati e pescatori hanno  lavorato al fine di gestire insieme questa FRA. “Prima della chiusura della fossa di Pomo, la situazione era critica. Le catture di scampo erano diminuite e il nasello era quasi completamente scomparso", spiega il pescatore Antonio Sunjic. "Dopo la chiusura, la pesca nelle acque intorno all'isola di Jabuka/Pomo ha rivelato un visibile aumento delle catture". È una situazione vantaggiosa per tutti: la biodiversità marina si riprende e i pescatori beneficiano di catture sempre più abbondanti e preziose".

©Pier Paolo Cito

I paesi che si affacciano sull'Adriatico sperano di ottenere risultati simili con l'istituzione di una  FRA in particolare una nel canyon di Bari, approvata nel corso dell’ultima sessione annuale della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO)e stabilendo una tabella di marcia che potrebbe portare a un’altra FRA nell'Adriatico meridionale, e  prevede l’avvio l’anno prossimo di un progetto pilota specifico sul corallo bambù, una specie vulnerabile presente sui fondali del mar Mediterraneo.

©Pier Paolo Cito

II paesi della regione si sono incontrati la scorsa settimana durante la sessione annuale della CGPM, in presenza di altri osservatori come come l’Unione mondiale per la Conservazione della Natura (UICN), Oceana e il WWF, e hanno adottato misure e piani di gestione pluriennali per assicurare lo sfruttamento sostenibile degli stock demersali e di piccoli pelagici nel mare Adriatico al fine di garantire la sostenibilità dell'attività di pesca.

I membri della CGPM hanno adottato un totale di 21 raccomandazioni vincolanti e 14 risoluzioni per la conservazione e l'uso sostenibile delle risorse marine nel Mediterraneo e nel mar Nero, che spaziano  da misure di gestione per la pesca sostenibile con reti da traino, alla definizione di una taglia minima di riferimento per la conservazione degli stock prioritari, la mitigazione degli impatti della pesca sulle specie vulnerabili e la richiesta di segnalazione delle specie non indigene in acquacoltura.

"Durante questa sessione, non solo abbiamo esaminato e adottato un numero di decisioni mai raggiunto prima, ma abbiamo anche assistito ad un incredibile aumento dei contributi di tutti i paesi e abbiamo tenuto discussioni più ricche e profonde che mai", ha affermato Roland Kristo, Vice-ministro dell'agricoltura e dello sviluppo rurale del'Albania e Presidente della CGPM. “Abbiamo dimostrato più che mai che la cooperazione e l'azione concertata sono la chiave del successo e che la CGPM si pone come un motore d’integrazione che, sostenendo una visione comune per la pesca e l'acquacoltura sostenibili nella regione.”

Source: The State of Mediterranean and Black Sea Fisheries (SoMFi) 2020

Source: https://www.fao.org/gfcm/data/maps/fras 

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