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Riprende la pesca della carpa in Albania


Ricostituire gli stock ittici e rafforzare le capacità per garantire un futuro alla pesca sostenibile

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L'edificazione delle rive lacustri, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e la pesca eccessiva hanno messo a dura prova la biodiversità e gli stock ittici del lago di Scutari, con ripercussioni tangibili sulla vita e la sussistenza delle comunità di pescatori albanesi. ©FAO/Franc Zhurda

21/11/2022

Un tempo, la carpa era la “regina del lago di Scutari”. Presente in abbondanza nello specchio d'acqua interno più grande della Penisola balcanica, la carpa è stata una garanzia di sopravvivenza per generazioni di pescatori e per le loro comunità. Il lago, che si trova al confine tra l’Albania e il Montenegro, ospitava anche uccelli, anguille, Hydrobiidae o lumache di fango, e varie specie di pesci. Le comunità stanziate sulle rive del lago vivevano di pesca e, fino a poco tempo fa, gli abitanti di quelle zone si sono sempre considerati pescatori.

“Negli ultimi dieci anni, la situazione è cambiata radicalmente,” racconta un pescatore del posto, Azem Plisi. “Il lago ha smesso di essere produttivo come un tempo.”

L'edificazione delle rive lacustri, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e la pesca eccessiva hanno messo a dura prova la sua biodiversità, in particolare, le popolazioni di carpe e altre specie ittiche, con ripercussioni tangibili sulla vita e la sussistenza delle persone che dipendono da tali risorse.

 “Ci sono stati momenti in cui abbiamo pensato di abbandonare per sempre la pesca,” spiega Musa Hysa, un altro pescatore che ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze di tali cambiamenti.

Oggi, circa 420 pescatori partecipano a un’iniziativa portata avanti dalla FAO in collaborazione con il Ministero albanese dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, un’associazione locale per la gestione della pesca e alcune organizzazioni non governative (ONG), al fine di migliorare le pratiche di pesca sostenibile e ricostituire le riserve riproduttive facendo ricorso a tecniche di acquacoltura.

L’iniziativa rientra nell'ambito del progetto AdriaMed della FAO, finanziato dal Ministero italiano dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Il progetto promuove la cooperazione scientifica e istituzionale tra le nazioni che si affacciano sul Mare Adriatico e sul Mar Mediterraneo, e si prefigge l’obiettivo di migliorare la gestione delle attività della pesca e dell'acquacoltura a livello regionale. 

Prima del 1990, l'acquacoltura d'acqua dolce era assai diffusa sulla sponda albanese del lago. I pescatori ricorrevano a tecniche di ripopolamento e facevano affidamento su varie avannotterie per la produzione di novellame. Negli ultimi anni, tuttavia, si è riscontrato un preoccupante calo degli stock ittici del lago dovuto alla scomparsa di tali centri di incubazione.

La pesca illegale ed eccessiva ha aggravato ulteriormente le perdite dei pescatori, al punto da costringere la gente a trasferirsi altrove o a trovare altre fonti di reddito per sopravvivere.

“Abbiamo avuto grosse difficoltà a causa del declino degli stock ittici, nonché del pescato e dei profitti,” afferma Gezim Lezja, un pescatore che guida l’associazione locale di pescatori. “Le pratiche di ripopolamento degli stock sono state quasi del tutto dimenticate.”

I pescatori facevano affidamento sulle avannotterie per la produzione di novellame. Con la scomparsa delle avannotterie, gli stock ittici del lago sono diminuiti. Oggi, il progetto AdriaMed della FAO collabora con le ONG e con il governo albanese per aiutare i pescatori a riavviare questa fondamentale attività di ripopolamento. ©FAO/Franc Zhurda

Far rinascere il lago di Scutari

Attingendo al patrimonio di conoscenze della comunità locale, il progetto albanese ha permesso ai pescatori esperti di condividere con i colleghi più giovani le tecniche di riproduzione tradizionali. Durante la stagione riproduttiva, nell’aprile 2022, gli esperti della FAO hanno collaborato con i pescatori per costruire recinti provvisori in rete, atti a favorire la deposizione delle uova per la riproduzione della carpa.

Sono stati raccolti lotti per la riproduzione delle carpe, in seguito trasferiti nei recinti e sottoposti a riproduzione indotta, un metodo comune in cui pesci adulti in cattività sono stimolati a depositare le uova con trattamenti ormonali naturali. Nei recinti di rete, le uova si schiudonoin un ambiente protetto; successivamente, le larve di pesce diventano novellame. Nella fase finale, nel giugno 2022, i giovani pesci, che avevano raggiunto dimensioni sufficienti a garantire un buon tasso di sopravvivenza, sono stati rilasciati nel lago.

“Abbiamo collaborato con i pescatori per recuperare le loro tradizioni e utilizzarle a supporto di pratiche sostenibili, gettando, al tempo stesso, le basi per la creazione di posti di lavoro, la protezione dell'ambiente e un supporto alla sopravvivenza delle comunità nel lungo termine,” sostiene Nicoletta Milone, funzionario FAO per le risorse ittiche. 

Creare un centro di incubazione e garantire la regolare ricostituzione degli stock ittici è fondamentale per evitare la scomparsa delle comunità di pescatori attorno al lago di Scutari. ©FAO/Franc Zhurda

Il progetto AdriaMed prevede anche l’idea di creare un centro di incubazione idoneo a produrre una quantità di avannotti affidabile e sufficiente a garantire la sostenibilità, nel lungo termine, delle comunità stanziate sul lago di Scutari.

A detta di Tom Miraku, direttore esecutivo di Hydra, l’ONG partner della FAO nell’attuazione del progetto, l’iniziativa sta già facendo la differenza per i pescatori.

“Questo progetto pilota è stata un’occasione per verificare la fattibilità del programma. Ora, disponiamo di tutti gli elementi per avviare le fasi di pianificazione e attuazione,” ha aggiunto Miraku. “Abbiamo lavorato assieme e sappiamo che, a piccoli passi, possiamo trasformare le nostre vite.”

“Stiamo cercando di custodire la nostra storia e di mantenere forte la nostra identità di comunità di pescatori. Nel lungo termine, questo progetto indicherà ai pescatori la strada da percorrere per produrre, ogni anno, una quantità soddisfacente di avannotti e novellame.”

Roland Kristo, Viceministro del Ministero albanese dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, responsabile del settore pesca e acquacoltura, ha fatto sapere che il progetto ha già dato risultati e che la pesca lacustre avrà un futuro.

“Crediamo fermamente che, collaborando in maniera intelligente e coinvolgendo tutte le parti interessate, possiamo assicurare alla pesca uno sviluppo sostenibile e garantire una gestione corretta delle nostre risorse,” ha dichiarato Kristo.

Secondo Arben Kipi, Assistente del Rappresentante della FAO in Albania, questa iniziativa gioca un ruolo importante anche nella lotta alla povertà, poiché migliora la sussistenza dei pescatori, generando un reddito più stabile per tali comunità.

Il progetto AdriaMed celebra l’Anno internazionale della pesca e dell'acquacoltura artigianali (AIPAA 2022), che riconosce e sostiene il contributo che la pesca e l'acquacoltura artigianali su piccola scala possono offrire allo sviluppo sostenibile e, più in particolare, alla sicurezza alimentare e alla nutrizione, alla lotta alla povertà e allo sfruttamento delle risorse naturali.

L’iniziativa è parte dell’impegno della FAO alla Trasformazione blu, il cui obiettivo è sviluppare un settore della pesca e dell’acquacoltura sostenibile e redditizio, capace di creare posti di lavoro, tutelando, al tempo stesso, l’ambiente e mantenendo vive le tradizioni locali.

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