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Imparare ad ascoltare


FAO/A. Vitale

Si ha un dialogo tra culture, nel senso più ampio di questa espressione, ogni qualvolta individui di culture diverse si incontrano e ascoltano i reciproci punti di vista. In agricoltura ciò accade grazie ai viaggi e alle migrazioni, attraverso le istituzioni internazionali e in occasione di riunioni e di trattative commerciali. Accade inoltre ogni volta che un esperto di una determinata cultura mostra a un suo collega di una cultura diversa qualche nuova tecnica elaborata in laboratorio o sul campo, ricevendo un commento sulla sua adeguatezza nel contesto locale.

Per migliaia di anni gli agricoltori di tutto il mondo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, hanno coltivato la diversità genetica animale e vegetale dalla quale dipende la sicurezza alimentare di tutto il pianeta. Il dialogo tra i paesi ricchi e quelli poveri, condotto sotto forma di negoziati sul Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, ha portato al riconoscimento dei diritti degli agricoltori e all’istituzione di un sistema multilaterale di accesso a tali risorse e di condivisione dei benefici.

L’avvento dell’agricoltura rese necessario garantire la proprietà delle terre, perlomeno nella stagione della coltivazione, per permettere ai coltivatori di investire risorse ed energie in questa attività. Per migliorare la situazione odierna è necessario rendere partecipi del dialogo sulle politiche fondiarie e sulle riforme agrarie le donne, le popolazioni indigene e altri gruppi svantaggiati che non possiedono la terra o non godono di alcuna forma di garanzia sui terreni coltivati.

Il dialogo tra i paesi in via di sviluppo che si trovano ad affrontare problemi alimentari e agricoli simili è più che mai fondamentale. La cooperazione Sud-Sud sotto forma di condivisione di conoscenze e tecnologie ha avuto finora come esito il trasferimento di numerose soluzioni adatte alle condizioni locali. Il Viet Nam ha introdotto motofresatrici e sarchiatori a spinta nonché un forno in grado di bruciare le pule del riso per i coltivatori di altri paesi asiatici e dei paesi africani. La pompa a pedale per l’irrigazione, realizzata nel Bangladesh, è diventata un utensile popolare in Africa. Offrono benefici all’agricoltura anche gli scambi di esperti tecnici tra le regioni.

Di vitale importanza è infine il dialogo aperto tra gruppi diversi all’interno dello stesso paese. Le popolazioni indigene possiedono talvolta sistemi di gestione delle risorse genetiche animali e vegetali altamente evoluti, nei quali uomini e donne svolgono ruoli differenti. I politici e i legislatori a volte sottovalutano questo sapere, che potrebbe invece dare un contributo prezioso alle loro politiche e ai loro programmi.

La capra, passaporto per un mondo più ampio

In epoca preistorica l’addomesticamento della capra selvatica, forse il primo in assoluto degli animali domestici, nell’Asia sudoccidentale ebbe un profondo impatto culturale. Le capre fornivano latte e, poiché si riproducevano rapidamente ed erano facili da accudire, rappresentavano anche una comoda fonte di carne. Gli abitanti dei villaggi non dovevano più preoccuparsi di cacciare. Questi animali apportavano inoltre la lana per la tessitura, mentre la pelle poteva essere utilizzata per la realizzazione di abiti, contenitori leggeri a tenuta stagna e off erte agli dei.

Le capre diedero all’uomo la possibilità di emigrare, perché potevano spostarsi autonomamente, senza bisogno di essere trasportate. Inoltre, dal momento che le capre vivono bene sui terreni aspri, dalle frange del Sahara alle fredde catene montuose dell’Asia, e si nutrono di una vegetazione amara non appetibile per altre specie animali, è proprio grazie ad esse che l’uomo è riuscito, con grande flessibilità, a stabilirsi quasi ovunque. Questa mobilità favorì il contatto e il dialogo tra le diverse popolazioni.


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